Nessun dramma ma è un pareggio che brucia

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Liverani

LECCE (di M.Cassone) – Il Lecce pareggia a Pagani fornendo la peggior prestazione dall’avvento di Liverani in panchina. È un pareggio che non ha provocato danni, grazie anche agli stop delle dirette concorrenti Trapani e Catania, ma deve essere, più che visto e analizzato, ascoltato come un campanello d’allarme che suona ripetutamente contro le “piccole” e arriva dopo i pareggi contro Akragas e Fidelis Andria.

Nessun dramma è ovvio però bisogna sottolineare che il vantaggio sulle inseguitrici sarebbe potuto essere più ampio e rassicurante, anche se proprio con i “se e con i ma” non si scrive la storia.

I giallorossi hanno sofferto, andando in apnea, sulle corsie laterali nelle azioni di ripartenza dei ragazzi di Favo, che impegno a parte non sono sembrati così irresistibili. Così come spesso succede abbiamo visto una smisurata sofferenza sui calci da fermo e i soliti preoccupanti errori difensivi, uno dei quali ha prodotto il gol, evitabilissimo, di Cesaretti.

Una squadra che vuole ambire alla promozione in B, ed ha tutte le carte in regola per farlo specialmente con un allenatore così preparato in panchina, non può permettersi di avere questi blackout, perché in serie C, così come insegnano i cinque campionati precedenti, ogni errore può diventare fatale.

Ciò detto, senza buttare la croce addosso a nessuno, insistiamo sul fatto che nel mercato invernale servano dei rinforzi mirati per consentire a Liverani di lavorare con più serenità: un difensore centrale esperto, navigato, con caratteristiche e passo diversi da quelli attuali, e un trequartista di ruolo, forte ed essenziale ma con l’ultima giocata, l’ultimo passaggio, sia in testa che nei piedi. Basterebbero due pedine per cambiare la fisionomia di un gioco che a volte diventa prevedibile e sterile. Basterebbero degli accorgimenti per permettere agli attaccanti di riceve quell’assist importante da poter concretizzare. È inconcepibile vedere, ad esempio, Di Piazza che si danna l’anima e gioca in bilico sul filo del fuorigioco, attendendo di diventare arma letale, senza essere servito in maniera chirurgica.

Il Lecce ha 38 punti in 17 gare (il turno di riposo non lo calcoliamo): 2,23 di media. Il Foggia dello scorso anno tagliò il traguardo con 2,26. I numeri non mentono mai, questa squadra c’è ma, indipendentemente dalla media, serve qualcosina in più e c’è il tempo per acquisirla.

Il primo elemento da acquisire però è la consapevolezza che ci sono gare in cui bisogna mangiare l’erba di ogni singolo millimetro di campo, bisogna ararlo. Senza voler sottovalutare l’importanza di un pareggio che alla fine può tornare utile non possiamo non rammaricarci per un mancato allungo che avrebbe messo ancora più ansia alle inseguitrici.

 

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