Lecce, rialzati e riprenditi “l’osso in bocca”. La serie A è ancora possibile

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LECCE – Ed ecco che si è conclusa la folle, passionale e competitiva serie B. I verdetti sono ben chiari: Empoli e Salernitana in serie A, attraverso la porta principale nel magico e affascinante tempio del calcio. Lecce, Monza, Venezia, Cittadella, Brescia e Chievo ai playoff.

In casa giallorossa quando tutto sembrava fatto, mai dirlo, o pensarlo, quando si parla di calcio, e dopo una rincorsa incredibile con il secondo posto ben saldo a sei giornate dalla fine e a più 4 dalla terza, Lucioni e soci sono venuti meno. Hanno perso lucidità, brillantezza mentale, compattezza, qualche certezza tattica e hanno chiuso la regular season quarti.

Che peccato, però, un gran peccato, un’immensa occasione sprecata quella della promozione diretta: sarebbe da ipocriti non dirlo, ma il calcio è anche questo. Ci sono degli imprevisti e nulla è mai dato per scontato: ci sono dei calciatori che sono prima degli uomini e che vivono di alti e bassi. Non sono dei robot e poi, sulla tua strada, ci sono gli avversari, a volte quotati e a volte meno.

Ci sono le occasioni sbagliate, vedi quelle con Cittadella, Monza e poi quelle perse, vedi Reggina e la gara di Empoli (con la Salernitana che ha vinto e con il Monza che ha perso; se il Lecce avesse portato a casa i tre punti sarebbe stato terzo). Ci sono i gol sbagliati, i pali colpiti e poi c’è la testa quella che, a volte, fa girare anche le gambe.

Adesso, bisogna ricaricare le batterie, ripartire da zero, ma senza azzerare le certezze con cui Eugenio Corini, come ad esempio il modulo di base il 4-3-1-2, ha portato avanti un campionato intero.

E ancora adesso, è proprio il caso di dire che il Lecce ha “l’osso in bocca”, frase che piace tanto al tecnico bresciano, e questa volta bisogna prendersi la serie A per via della tosta lotteria dei playoff. I salentini scenderanno in campo in semifinale, lunedì 17 maggio alle 21, con la vincente di Venezia-Chievo: non si può più sbagliare, quante volte lo abbiamo detto. Il sogno è ancora lì, è vero, ma bisogna prenderselo con forza, carattere, cuore e determinazione. Quasi con “violenza”.

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