Lecce… ci vuole silenzio e lavoro

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LECCE (di M.Cassone) – Non è il momento per disgregarsi lasciandosi sopraffare dal pessimismo, non è intelligente a pochi giorni da una sfida fondamentale per il prosieguo del campionato barcollare sui dubbi che nell’ultimo periodo sembravano ormai archiviati. Ora è il momento di restare in silenzio; i calciatori devono comportarsi da professionisti e sudare per la maglia che racchiude la storia del club di Piazza Mazzini. Domenica al Via del Mare arriverà il Benevento e non verrà a Lecce per guardare le meraviglie del barocco ma lo farà per conquistare punti ai danni di una squadra che prima di Pagani sembrava sulla via giusta per riprendersi quello che nelle prime giornate era stato perduto. Sono bastati 180 minuti tra campionato e una coppa che non ha mai contato nulla per far calare ombre e sfiducia.

Bisogna stringere i denti fino a gennaio, poi la società dovrà allargare i cordoni della borsa correggendo quello che non funziona. Serve un attaccante o forse anche due, serve gente capace di dare quel guizzo rabbioso anche con la punta dello scarpino; a centrocampo serve ordine e un goniometro.

Arriverà il mercato di riparazione, arriveranno i rinforzi, ma non è detto che si debba andare per forza in B, ci sono gli avversari che si vestiranno a festa e nulla sarà scontato.

La società ci sta provando; stanno provando a fare le cose per bene, se la fortuna farà la sua parte e riusciranno a rimediare a qualche errore fatto in estate, nel girone di ritorno si giocheranno tutto all’ultimo minuto. A posteriori è semplice criticare ma in estate all’arrivo di calciatori come Suciu, Curiale, De Feudis e Lo Bue, così per fare qualche nome, ricordiamo soltanto ovazioni e non critiche, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che le performance dell’attaccante ex Trapani sarebbero state insufficienti e che il gol sarebbe diventato (per lui) un problema, così come nessuno mai avrebbe immaginato che gente di categoria superiore non sarebbe stata all’altezza della situazione. Questo Lecce non gioca un buon calcio, ma in Lega Pro, nel Girone C, scorci di bel calcio sono stati regalati soltanto dal Foggia, le altre non hanno fatto vedere nulla di particolare.

Questa è una categoria assurda.

Ora c’è il Benevento, la strega, gli stregoni, c’è da superare un limite contro se stessi, bisogna dimostrare ancora una volta di essere squadra, di essere un gruppo pronto a morire in campo per ottenere un risultato positivo. Sarebbe un peccato gettare alle ortiche tutto quello che è stato fatto dall’arrivo di Braglia in poi… e pazienza se l’Akragas ha vissuto la sua notte da “Champions” espugnando un Via del Mare semideserto. La squadra, la società e i tifosi devono restare uniti.

Ci sono tante cose che non vanno nella squadra giallorossa, lo sappiamo, nessuno può negarlo ma il calcio si vive domenica per domenica, ogni maledetta domenica, indipendentemente dalla categoria e dai risultati.

 

 

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