“Che state a fa’?”: l’urlo di Liverani e l’orgoglio nel post match  

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LECCE – Un fiume in piena. Infiniti e concreti consigli. In continuo movimento. Una voce forte e, spesso anche “rabbiosa”, sempre presente. Un urlo liberatorio a fine gara. Questo il ritratto di Fabio Liverani durante la gara Lecce-Brescia, scontro diretto per la salvezza che ha spedito gli ospiti in serie cadetta. Il tecnico romano dalla panchina ha quasi “telecomandato” i suoi verso la vittoria di 3-1, quarto successo stagionale casalingo al Via del Mare. Tre punti che lasciano invariata la classifica, con il Genoa che -dopo aver battuto la Samp 1-2 nel derby- è rimasto sempre a +4 dai giallorossi. Cinque punti di distanza, a tre gare dalla fine della stagione, se si considerano il vantaggio a favore dei liguri negli scontri diretti.

Il condottiero Liverani non molla, però, di un centimetro e pretende con forza che lo faccia anche la sua squadra. Durante tutti i 90’, e più di gara, non si ferma un attimo: si sbraccia, urla senza sosta, ne ha per tutti, chiedete per conferma anche a Filippo Falco, e con la sua parlata spiccatamente romana nel silenzio assordante dello stadio leccese, e in piena trance agonistica dei suoi, rimbomba forte il suo “Che state a fa’?” subito dopo il doppio vantaggio dei suoi. Poi nel post match fa i complimenti alla squadra: “Sono orgoglioso di allenare questi ragazzi, dobbiamo continuare così per non avere rimpianti, saranno tre finali (Bologna e Udinese in trasferta, Parma all’ultima giornata in casa, ndr)“. 

Una aiuto prezioso e carismatico per tutti i calciatori giallorossi: un “martello”, a tratti “fastidioso” durante la tensione delle gare, ma don Fabio è l’uomo dei miracoli, delle due promozioni di fila, e il Lecce anche se, questa volta non è più artefice del proprio destino, deve affidarsi a lui. Deve vincerle tutte e sperare in un passo falso della squadra di Davide Nicola. Fino alla fine, perché anche se la salvezza adesso è più che mai una lontanissima utopia, le fiabe calcistiche, a volte, possono esistere davvero. In fin dei conti, crederci non costa nulla.

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