“Legalità in tutti… i campi”: una mattina in carcere con l’U.S. Lecce

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LECCE (di M.Cassone) – La Provincia religiosa dei frati minori di Lecce, rappresentata dal segretario provinciale per l’Evangelizzazione, Fra’ Paolo Quaranta, ha dato vita all’iniziativa “Legalità in tutti… i campi”, entrando nella Casa Circondariale “Borgo San Nicola”, per incontrare i detenuti, con una delegazione, dirigenziale e di calciatori, dell’U.S. Lecce che ha partecipato in modo molto attivo.

Accolti dalla Direttrice dott.ssa Rita Russo, dal vicedirettore dott. Giuseppe Renna, e dal Comandante di Reparto dott. Riccardo Secci che ha spiegato agli ospiti, prima di guidarli all’interno delle sezioni, i procedimenti iniziali e di “accoglienza” dei carcerati.

Erano presenti i calciatori Abruzzese, Alcibiade, Bleve, Caturano, Cosenza, Freddi, Liviero, Lepore, Lo Sicco, Vècsei, il team manager Claudio Vino ed il preparatore dei portieri Luigi Sassanelli per l’U.S.Lecce, il dottor Peppino Palaia ed infine è arrivato il Presidente onorario, l’avv. Saverio Sticchi Damiani.

Una lunga visita per capire le dinamiche, seppur in maniera veloce, del carcere, poi l’incontro, con i detenuti del blocco R1 e con il personale della struttura, comprese le insegnanti.

Tanti volti curiosi ed un po’ emozionati; tanti occhi alla ricerca di un particolare, di una speranza, di un qualcosa che per un attimo allontanasse i loro pensieri da quella gabbia nella quale, per loro responsabilità, sono rinchiusi. E la speranza può arrivare da chi nella vita è riuscito a farcela e può essere esempio, oppure àncora di salvataggio di un pensiero che guarda lontano, sognando, seppur in modo silente di ricostruire un percorso al termine della detenzione.

Fra’ Paolo Quaranta ha moderato l’incontro in modo simpatico, lasciandosi andare a qualche battuta e imprimendo il suo messaggio di fede francescana che ha regalato sorrisi a quei ragazzi, che hanno gradito questa valvola di sfogo, perché quando tutto è buio, in fondo al tunnel, è importante riuscire a vedere quella luce che annuncia l’uscita.

Il primo intervento è stato del dott. Palaia, che ha spiegato l’importanza della lealtà nello sport e la bruttura del doping che regala l’effimero ma lascia uno strascico di dolore e di illegalità, esponendo, chi ricorre a questi mezzi, al rischio di patologie importanti: «Bisogna vivere lo sport nel miglior modo possibile, ognuno di voi, di noi, deve pensare a migliorarsi senza essere vittima delle prestazioni altrui oppure del risultato. Lo sport si deve fare per vivere e non per morire».

Poi ha preso la parola Beppe Abruzzese che ha voluto sottolineare un concetto importante: «Siamo qui, da voi, per portarvi la nostra testimonianza. Legalità nello sport per me significa rispetto verso chi viene allo stadio, verso tutti i tifosi che tifano quella maglia che noi abbiamo l’onore di indossare. Purtroppo con tutto il caos del calcioscommesse è passata l’immagine del calciatore “facile”. Io vi posso assicurare che non è così, la maggior parte di noi amano vincere col sudore, col sacrificio e con il lavoro».

Subito dopo è iniziato un “ping pong” di domande tra i detenuti, il vicedirettore, l’insegnante di italiano ed i calciatori.

A rompere il ghiaccio è stato il detenuto Antonio che ha chiesto ad Alcibiade che ambiente ha trovato a Lecce: «Sono stato accolto benissimo dai compagni che mi hanno aiutato a sentirmi a casa immediatamente. Ho trovato tutto l’ambiente al top, dai dirigenti ai tifosi, alla città; sono convinto di aver fatto la scelta giusta. Il Lecce è una squadra importante», ha affermato il difensore scuola Juventus.

Anche Liviero ha voluto raccontare parte della sua storia: «Sono andato via da casa a 14 anni, ed ho avuto la fortuna di capire l’importanza del gruppo e sono maturato; ho capito che bisogna lavorare duro per inseguire i propri sogni».

Interessante l’intervento della professoressa Angela Iudici che ha posto l’interrogativo sull’importanza dell’istruzione e della cultura nella vita e nel percorso di un calciatore.

Ha risposto prima il dott. Palaia: «C’era una volta una favoletta che raccontava di calciatori che poco avevano a che fare con l’istruzione, ecco ora non c’è più quella favola. I ragazzi hanno tanta voglia di imparare e grazie all’istruzione preparano il loro futuro, perché la vita da calciatore termina presto e bisogna organizzarsi».

E poi Beppe Abruzzese: «Scuola e Calcio sono due binari che devono per forza intrecciarsi. Importante è il ruolo delle famiglie; i miei genitori quando a otto anni iniziai col calcio mi dicevano sempre che avrei continuato soltanto se portavo a casa una buona pagella. La cultura è importante».

Stimolante la richiesta fatta da un detenuto di Taranto all’U.S.Lecce: «Perché non andate a fare visita nei quartieri più a rischio per portare la testimonianza pulita di chi grazie allo sport riesce a salvarsi. Sono cinque anni che non vedo mio figlio, e non vorrei mai che lui facesse questa vita».

Ha risposto Lepore che è cresciuto in quartiere difficile ed è riuscito grazie all’amore per il calcio a regalarsi il futuro che sognava, indossando la maglia della propria squadra del cuore: «È vero, è difficile crescere in determinati quartieri, ma con la forza di volontà e l’impegno si possono raggiungere i risultati desiderati. Da piccoli il concetto che si ha è che in quelle zone devi farti i fatti tuoi, e basta. Tutt’ora, nella mia zona in particolare, quando vedo giocare bambini per strada mi fermo e gioco con loro. Lo sport può essere trampolino di lancio. Noi per quello che possiamo ci siamo sempre».

Al termine, i calciatori, prima hanno autografato le magliette dei detenuti e poi hanno donato delle maglie ufficiali ai detenuti, alla Polizia Penitenziaria ed alla Direzione del carcere.

È stato bello vedere questi uomini, questi ragazzi, che chiedevano una foto con il loro amico, con la maestra, e con i calciatori, sperando che fossero pubblicate, per essere “visti” dai parenti, lì altrove dove la vita è ancora più dura. C’era un bel clima tra le professoresse e chi ha deciso di studiare per darsi una possibilità.

Cultura e sport, ala destra e ala sinistra per sognare di spiccare il volo dopo aver pagato le proprie colpe. Tutti meritiamo una seconda possibilità e, se è vero che non c’è due senza tre, anche una terza.

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