Non fate i “bischeri”!

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Piero Braglia, allenatore U.S. Lecce

LECCE (di Carmen Tommasi) – Grinta, concretezza, sudore e corsa. Impegno quotidiano sul campo, gruppo unito e tanta voglia di vincere. Tutti importanti e potenziali titolari, poche parole e sedici risultati utili di fila. Scusate se è poco e scusate (anche) se il Lecce targato Piero Braglia non è sempre bello da vedere e non propone una manovra di gioco fluida o piacevole, ma è quello che, però, si trova al secondo posto in classifica, in un tortuoso ed equilibrato girone C, dopo una rincorsa incredibile iniziata dalla settima giornata di campionato.

LA “REMUNTADA” – La vittoria nel derby di Monopoli, 1-0 grazie al gol di Raffaele Alcibiade, proietta i giallorossi verso ambizioni, progetti e sogni che solo un girone fa sembravano assopiti, lontani e fuori dalla portata di una squadra che sembrava debole e fragile psicologicamente (proprio come successo negli ultimi tre campionati con la poco fortunata famiglia Tesoro alla guida del club di Piazza Mazzini). Non c’è dubbio: il 61enne, vulcanico e, a volte, brusco allenatore toscano ha svolto fino a questo momento un ottimo percorso ed un grandissimo lavoro, ridando fiducia, coraggio qualità e sostanza ai salentini.

NIENTE SCIVOLONI – L’ex Pisa e Catanzaro è subentrato alla guida del team salentino, lo scorso 13 ottobre, al posto di Antonino Asta dopo il disastroso derby dello “Zaccheria” con il Foggia (terminato 4-0) e l’esperto mister ha “dolcemente”, senza grossi stravolgimenti iniziali, plasmato un Lecce che ora può giustamente, ed è obbligato, sognare. La serie B è un obiettivo alla portata (ma, cortesemente, ditelo sottovoce), tanto più che ora i punti di svantaggio dalla capolista Benevento si sono ridotti a una sola lunghezza. Sarà un grande, intenso e combattuto finale di campionato: il Lecce è ormai lì e non intende minimamente cedere il passo. Perché farlo, come direbbe il buon Braglia, significherebbe “Essere dei bischeri”.

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