Un prato tra i più belli d’Italia quello del Via del Mare; abbiamo intervistato il manutentore

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Torsello
Graziano Torsello

LECCE – Seguendo le gare del Lecce nei tanti Stadi di Lega Pro, abbiamo sempre evidenziato le condizioni insufficienti di molti terreni di gioco; solo quello di Catania è apparso in buone condizioni, infatti è proprio contro la squadra siciliana che i giallorossi hanno offerto una prova maiuscola, giocando la più bella gara in trasferta della stagione in corso. Proprio per questo motivo non è difficile dire che il manto erboso del Via del Mare è tra i più belli d’Italia. Eppure ad inizio stagione sembrava essersi adeguato agli altri, mentre ora si presenta verde, pieno, pettinato, quasi presuntuoso, e si lascia calpestare dai calciatori senza risentirne.

Abbiamo intervistato Graziano Torsello, titolare della Green Sport di Casarano, l’azienda che cura la manutenzione, così per farci raccontare qualcosa in più sull’anima del tempio del calcio salentino.

  • Qual è il segreto per mantenere un manto erboso in ottime condizioni come quello del Via del Mare?
via del mare
Il Via del Mare

«Nessun segreto solo tanto lavoro, competenza, professionalità e tantissima passione e immenso amore per la propria arte».

  • Eppure ad inizio stagione sembrava spelacchiato e non era certamente un bel vedere…

«Il terreno del Via del Mare ha quasi 16 anni; tutti i terreni di gioco, ovunque, non solo in Italia, vengono rifatti dopo appena tre, massimo quattro anni, ed alcuni anche ogni anno, con più rizollature nello stesso anno. Abbiamo lavorato tantissimo per recuperarlo. Ora sta bene; questo è l’importante, inutile girarsi indietro, siamo sulla buona strada per fare in modo che resti sempre così».

  • Nel caso in cui la stagione del Lecce dovrebbe protrarsi per i play off, il manto erboso reggerebbe l’urto più a lungo?

«Diciamo che non ci sarebbero problemi di nessun genere anche perché la società, il mister ed i calciatori tutti ci tengono al terreno e quindi hanno compreso che se lo si vuole in perfette condizioni bisogna usarlo con parsimonia».

  • La sua azienda quali altri terreni cura?
Capozza Casarano
Il “Capozza” di Casarano

«In questo periodo curo anche lo Stadio “Capozza” di Casarano, per me mitico perché è il terreno di gioco del mio paese, lo curo da 17 anni; in passato ho lavorato a Nardò, Maglie, Copertino, e siamo anche installatori dei sintetici di ultima generazione e dei misti sintetici naturali tipo, per fare un esempio, San Siro».

  • Quali terreni di gioco importanti, italiani o europei vorrebbe curare? Ha un sogno nel cassetto?

«Ho avuto la possibilità di approdare in stadi importantissimi europei ma il richiamo dei miei figli, ma anche della mia terra, mi ha fatto decidere di non allontanarmi. Sono in contatto con l’Inghilterra, ci sono un po’ di novità ma ne parlerò in seguito. Io amo le scommesse e le sifde, e credetemi, mantenere in ottime condizioni terreni di gioco come il Capozza che ha 36 anni e non è mai stato rifatto e come il Via del Mare che ne ha 16, è motivo d’orgoglio. E poi qui, nel nostro Salento, è un piacere lavorare».

 

 

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