Processo Ultras Lecce: cade reato associativo per gli imputati

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Curva Nord

LECCE – I 33 imputati del gruppo Ultras Lecce sono stati assolti dall’accusa di associazione a delinquere perché “il fatto non sussiste”.  Sono arrivate le condanne da 4 mesi ad un anno, invece, per altri reati minori per 11 di loro.

E’ terminano con la sentenza del presidente Roberto Tanisi il processo al gruppo di ultras salentini accusati di aver fatto pressioni su società e calciatori giallorossi con minacce e intimidazioni.

Il procuratore Ennio Cillo -in mattinata ha rinunciato alla replica- aveva chiesto la condanna per 17 di loro con pene da uno a sette anni e l’assoluzione per 16 per avvenuta prescrizione e per insuficienza di prove.

Un processo lingo e difficile nato da un’operazione del maggio del 2009 che è terminata con l’arresto di 14 ultras, sette in carcere e sette ai domiciliari a cui si aggiunsero altri indagati. Gli imputati rispondevano a vario titolo dei lanci di fumogeni e bombe carta in campo, di minacce agli steward e ad alcuni tifosi del Torino.  Nella lista anche aggressione all’ex difensore gialorosso Diamoutene.

In aula in questi anni si sono avvicendati numerosi testimoni, tra cui l’ex amministratore delegato dell’Unione Sportiva Lecce, Claudio Fenucci che ha dichiarato di non aver subito mai minacce o pressioni da parte del tifo organizzato. Oltre al lui anche De Canio, Robertino Rizzo e Chevanton.  Fanno parte del collegio, tra gli altri, gli avvocati Giuseppe Milli, Francesco Calabro, Viola Messa, Paolo Cantelmo.

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