Il Lecce prima sbaglia poi ringhia e morde… il resto lo fa l’arbitro

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Coppola e Liverani, foto Pinto

LECCE (di M.Cassone) – Non è semplice commentare una gara come quella che abbiamo vissuto allo stadio “Adriatico” di Pescara; non per la sconfitta dei salentini, che dal tabellino sembra rotonda ma non lo è, ma per tutto quello che è accaduto durante la partita.

Il Lecce come sempre mostra i suoi due volti, prima quello meno bello; continua a fare gli stessi errori e nell’area piccola di Vigorito tutti gli avversari possono ballare tranquillamente sulle punte. Subisce due gol evitabili, ed è palesemente in difficoltà.

Poi come spesso accade sveste i panni dell’ingenua neopromossa e si veste di carattere, macina gioco, accorcia le distanze, resta in dieci per un doppio giallo a Calderoni, lotta, pareggia, potrebbe passare in vantaggio… poi rimane in nove uomini perché anche Meccariello già ammonito viene cacciato fuori.

Su questo episodio vogliamo fermarci un attimo, non vogliamo discutere la prima espulsione perché l’errore di valutazione dei tempi dell’intervento di Calderoni è evidente ma il contatto blando, come ce ne sono mille in una gara come quello di Meccariello, è del tutto veniale ed è lì, in quelle occasioni che si vede il buon arbitro ma il sig. Di Paolo di Avezzano (a pochi chilometri da Pescara, designazione inopportuna) decide di condannare il Lecce a giocare in nove uomini gli ultimi 20 minuti, recupero compreso, della gara.

Non vogliamo nemmeno discutere l’ipotetico errore sempre del signore di Avezzano su un contatto dubbio di Campagnaro (già ammonito) in area di rigore con La Mantia, perché di quelle giocate, dove bisogna prendere una decisione in 5 secondi, ce ne sono tantissime ed è normale che accada anche la svista.

Quello che però fa riflettere e ci lascia perplessi è il modo in cui manda negli spogliatoi prima del tempo Meccariello, arriva già con i due cartellini in mano, ha già deciso, non sente ragioni e decapita le speranze del Lecce che poi cede negli ultimissimi minuti. Il Pescara approfitta delle situazioni favorevoli e ritorna in vetta; Pillon ha a disposizione una rosa importante con elementi eccellenti e sicuramente se la giocherà fino alla fine per un posto al sole.

Non è la sconfitta che fa male, si vince e si perde.

Ciò detto chiudiamo l’argomento sull’arbitraggio e concentriamoci sulla grinta, il coraggio, la qualità, la rabbia, e gli attributi che questo Lecce dimostra di avere. Vero è però che è giunto anche il momento di far tesoro degli errori e di cercare di non ripeterli perché subire gol in fotocopia è alquanto spiacevole.

E già, è spiacevole, forse un po’ meno dell’arbitraggio del sig. Di Paolo di Avezzano.

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