Diamo un “calcio” all’ignoranza

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LECCE (di M.Cassone) – Il calcio è passione, poesia, amore, il calcio è evasione dagli schemi quotidiani, è voglia di sognare, può insegnare a sperare, a perdere, a saper perdere, poi è gioia, è rivalsa, per tanti è lavoro. Il calcio è tante cose tutte insieme, il calcio appartiene al popolo. Si stima che siano circa tre miliardi i fan in tutto il mondo.

Prima del fischio d’inizio di un incontro tutto fa cornice all’attesa; all’ansia dell’attesa. Il calcio è colore, calore, il calcio è un mondo a parte in cui vivono le passioni dei tifosi, dei calciatori, delle società.

Il calcio non è odio, razzismo, xenofobia che appartengono all’ignoranza e alla stupidità, alla paura e alla mistificazione della realtà. Il calcio è fratellanza nonostante la differenza di vedute ed i contrastanti pareri e pensieri di una materia che non è una scienza esatta ma regala a tutti la possibilità di sentirsi protagonisti.

Il calcio è un’emozione che dura tutta la settimana; tutte le settimane di tutti i mesi dell’anno… è sempre “calcio” per chi lo ama. Il calcio è semplicità.

In questi giorni, dopo l’episodio della vicenda di una frangia dei tifosi della Lazio che hanno appiccicato sugli spalti dell’Olimpico gli adesivi con l’immagine di Anna Frank con la maglia della Roma, sono stati versati fiumi d’inchiostro e spesi centinaia e centinaia di illustri pareri, colpevolizzando il gioco del calcio in molte occasioni e le storpiature che provoca nel tifo che si politicizza ed estremizza dei concetti che nulla hanno a che fare con il mondo del calcio. Non c’entra nulla il calcio con quello che è accaduto.

Il calcio è un mondo, e nel mondo è normale che ci siano degli ignoranti cronici così come in ogni ambito della vita, così come accade in tutto il mondo. Da combattere non è l’ignoranza che può galleggiare sugli spalti ma è l’ignoranza che non riusciamo ad estirpare fuori dagli stadi che poi si può ritrovare anche negli stadi.

Inutile è regalare il diario di Anna Frank, come gesto simbolico, dopo che è accaduto il grottesco avvenimento; e già, è grottesco perché quella che i soggetti pensatori (?) del gesto non è un’azione che insulta ma è un complimento vero e proprio per i tanti tifosi della Roma che si sono ritrovati la ragazza, simbolo di un periodo storico che non dovrà mai essere dimenticato, con la maglia della propria squadra del cuore. Una ragazza che nonostante tutto sperava, sognava, amava la vita seppur vivesse appesa ad un filo a causa della malvagità altrui, una ragazza che aveva coraggio e gli attributi per credere nel domani, seppur un domani non ci fosse, aveva quegli attributi che certamente non hanno gli autori che pensavano di insultare o sbeffeggiare l’avversario con la sua foto.

Pensiamoci prima ad insegnare ai nostri figli i valori del bene e del male… i libri si regalano da piccoli, l’educazione all’amore si insegna tra le mura domestiche: quello che accade fuori è frutto di ciò che seminiamo in casa. E qui siamo tutti colpevoli perché non sappiamo “fare cultura” e siamo anche colpevoli di aver dato troppa importanza a degli ignoranti che avrebbero bisogno soltanto di studiare, chiudere gli occhi e rimanere in contatto con le proprie emozioni.

Ripartiamo da una delle frasi più belle sul calcio, che non ci stancheremo mai di citare, scrivere e pronunciare, è di Jorge Luis Borges: “Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada lì ricomincia la storia del calcio”.

Anna Frank era una bambina coraggiosa e intelligente… facciamolo ricominciare da un suo calcio all’ignoranza questo sport bellissimo.

Questo è un punto di vista, non è un contributo che mira ad insegnare nulla a nessuno. È solo un punto di vista che può far riflettere oppure far sorridere.

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